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Il meraviglioso mondo del benessere

Materiali
Le righe che seguono potrebbero sembrare un atto d’accusa e una polemica nei confronti del mondo dell’estetica e del benessere. In verità, vogliono essere tutt’altro: l’atto d’amore di un innamorato deluso.
Sì, deluso, perché il mondo del bodywork professionale, oggi, almeno in Italia, presenta troppe cose che non vanno e gli operatori che si occupano professionalmente del “tocco” (estetiste, massaggiatori, fisioterapisti, infermieri, medici, ecc.) sembrano quasi sempre del tutto inconsapevoli delle interazioni psicologiche ed energetiche che si celano dietro un massaggio o anche un semplice contatto.
D’altra parte, mai come ai nostri giorni, si moltiplicano centri benessere, operatori del benessere, consulenti del benessere, SPA, centri termali, centri estetici, beauty farm…
I giornali e le riviste specializzate sfornano quotidianamente tonnellate di tecniche innovative, decisive, assolutamente irrinunciabili per il nostro benessere… Massaggio mongolico, massaggio con lo sterco di usignolo hawaiiano, candle massage, dynamic yoga, bagni di vino, di miele, di fieno…
Strano! Come mai così tanta economia ed energia investita sul benessere e così poco benessere? Come mai, con siffatte celestiali tecniche di massaggio e cura del corpo, regna egualmente il malessere, lo stress e l’insoddisfazione?
Certamente tutto il complesso del “sistema-benessere” dev’essere profondamente rivisto e ricollocato al di fuori di una semplice visione di business in cui sembra inesorabilmente caduto.
Il mio sogno è che estetiste, massaggiatori e bodyworkers divengano progressivamente dei “touch & care giver” e che il mondo dell’estetica e del benessere sia il luogo dove si possa incontrare la sacralità del tocco, con tutto il “bene dell’essere” che essa comporta.

Più concretamente: cosa c’è che non va nel mondo dei massaggi e dei trattamenti corporei? Qui di seguito voglio riportare una carrellata di problemi a cui la “filosofia” Body, Touch & Care vorrebbe dare una risposta.

Sequenze od obiettivi?


Attualmente, nella grande maggioranza dei centri estetici e benessere, i trattamenti sono standardizzati. Gli operatori eseguono sequenze di massaggio sostanzialmente simili, se non identiche, per tutti i riceventi. La questione deriva dalla formazione ricevuta e da esigenze di sostituibilità delle operatrici e di standardizzazione dell'attività dei centri.
Solitamente estetiste e massaggiatori imparano le tecniche in corsi molto “condensati”, spesso della durata di uno o due giorni, in cui vengono insegnate “sequenze” chiuse di manualità. Gli stessi operatori, spesso, le richiedono. In qualche modo la sequenza è comoda e rassicurante: è un protocollo che devo soltanto ripetere, indipendentemente dal fatto che ne comprenda o meno le ragioni, non devo prendere decisioni. Certamente le sequenze hanno una loro utilità, soprattutto per i principianti. Danno una logica al loro lavoro, impediscono errori grossolani e, se ben costruite, hanno una discreta efficacia. Seguendo alla lettera una sequenza anche un incompetente può effettuare un massaggio dignitoso.
Ci sono addirittura prestigiosi “centri benessere”, che impongono agli operatori, mediante contratto, l’obbligo di effettuare soltanto sequenze standard sempre uguali per tutti i riceventi, in modo da rendere gli operatori il più possibile interscambiabili fra loro. È la morte del benessere, oltre che della creatività! Come se andando dal medico, qualunque sia il problema, si ricevesse la stessa medicina.  
Si tratta di un approccio molto comune anche in oriente, dove il maestro esegue e l’allievo ripete cercando solo di essere il più accurato possibile nel riproporre le tecniche imparate a memoria.

Qual è il prezzo che si paga con una simile impostazione?
Che a tutti i riceventi viene fatta la stessa cosa. L’operatore propone “l’ayurveda” (come se ne esistesse uno!), “il” linfodrenaggio, “il” tonificante, ecc.
Disgraziatamente, nell’esecuzione di un massaggio attento e professionale, dovrebbero essere prese alcune decisioni tutt’altro che marginali:

  • Che posizioni dovrò far assumere al ricevente? Prona, supina, decubito laterale, fetale, seduta? In che ordine saranno proposte? Cosa cambia? In quali casi si adotta l’una o l’altra posizione?
  • Quale direzione dovrà adottare la successione delle manualità? Partiremo dalla testa verso i piedi? Dai piedi verso la testa? Dalle estremità verso il centro? Dal centro verso le estremità? Che effetti diversi si producono modificando la direzione di esecuzione?
  • Le singole manualità dovranno essere centrifughe o centripete? Quando e perché si utilizzano manualità controlinfatiche?
  • Inizierò il massaggio sull’emisoma destro o su quello sinistro del ricevente? Contattare un emisoma o l’altro significa attivare il cervello destro o sinistro: possibile che sia indifferente? E l’operatore dovrà stare sul lato destro o sinistro?
  • Che postura dovrà tenere l’operatore? A che distanza dovrà rimanere dal corpo del ricevente? Come può evitare di divenire rigido?
  • Dovrà utilizzare soltanto le mani per massaggiare o userà anche gli avambracci, i gomiti, le ginocchia, i piedi?
  • Come si può prendere il contatto con il ricevente? In che posizione? In che modo? Cosa cambia, nella percezione del ricevente, un tipo diverso di contatto?
  • Come dovranno essere ritmo, pressione, ampiezza del contatto, respiro e intenzione?

Tutte queste domande vengono brillantemente evitate attraverso l’uso di una sequenza predefinita, ma ciò che si ottiene è un massaggio standard, riproposto identico a qualsiasi ricevente, indipendentemente dai problemi specifici di quest’ultimo.
Lavorando in questo modo, non si terrà alcun conto delle sue esigenze energetiche – se, ad esempio, la sua bioenergia debba essere portata verso il basso, verso l’altro o verso il centro – né delle sue reazioni psicosomatiche.

L'approccio Body,Touch & Care, mirando all’integrazione bio-psico-energetica, è del tutto differente. Di fronte ad ogni ricevente, l'operatore è chiamato a definire gli obiettivi specifici che il trattamento deve raggiungere in rapporto all’irripetibile individualità di ogni persona, scegliendo le posizioni, la direzione della sequenza e delle singole manualità, nonché selezionando le tecniche da utilizzare.
Tutto ciò però è possibile unicamente comprendendo la funzione e il significato psicosomatico energetico e rituale di ciascuno di questi elementi, in modo da renderli perfettamente congruenti con l'obiettivo da raggiungere.
In questo modo ciascun trattamento si trasforma in un'azione di "problem solving" psicosomatico ed energetico, e diviene assolutamente unico, specificamente creato per le attuali esigenze del ricevente.
Effettuare un drenaggio ad un ricevente molto nervoso o ad uno tranquillo, richiede un massaggio del tutto diverso. Un trattamento rilassante per un ansioso, un attivo-stressato o un malinconico-rimuginatore va strutturato in modo differente. La tonificazione di un cliente timido e pauroso rispetto a quella per un cliente forte ma molto stanco sono completamente diverse. Un professionista del tocco dovrebbe saperlo, se no che professionista è?

Il livello di esecuzione


Ancora più importante del “cosa” è il “come”, ovvero il modo in cui il massaggio viene eseguito. Si tratta di un aspetto essenziale, perché dice del livello di “cura” che l’operatore dedica al ricevente e determina il fatto che quest’ultimo si percepisca come un soggetto accolto dall’operatore o come un oggetto manipolato.
Purtroppo occorre ammettere che la qualità dei massaggi e dei trattamenti benessere che vengono attualmente effettuati in molti centri, lascia alquanto a desiderare. Gli errori più comuni che vengono effettuati sono i seguenti:

  • Molti operatori utilizzano pressioni di esecuzione standard, tant’è vero che molti clienti preferiscono un operatore piuttosto che un altro perché “Tizio ha la mano troppo leggera” oppure “Caio ha la mano troppo pesante”. Il fatto è che non dovrebbe esistere la “mano” leggera o pesante, perché un operatore professionale dovrebbe utilizzare tutta la gamma del contatto, da quello aurico alla fibrolisi, modulandosi sulla struttura e le esigenze del ricevente che dev’essere “ascoltato” a livello psicosomatico. Una manualità profonda non è una manualità pesante e una manualità leggera non è un solletico. Quasi mai viene utilizzato il cambio di pressione nel corso della medesima manualità, che è uno degli effetti psicosomatici più potenti.
  • La stessa cosa si dica per la velocità delle manualità. Quasi sempre gli operatori sono veloci o lenti esclusivamente in base al proprio “orologio” psicologico interiore. E questo significa che sono orientati su di sé e non sull’ascolto delle esigenze del ricevente.
  • In particolare molti operatori non sanno usare il ritmo come elemento psicosomatico del massaggio. O lo mantengono sempre identico, anche quando non si dovrebbe, oppure lo variano in modo casuale, in funzione di variabili che nulla hanno a che fare con l’obiettivo del massaggio.
  • Pochissimi operatori riescono ad integrare le manualità con il proprio respiro e, meno che mai, con il respiro del ricevente. In questo modo le tecniche, nel migliore dei casi, risultano eseguite con forza ma non con energia. In oriente molte scuole cercano di insegnare a “portare l’Hara” sulle manualità, ossia a far sì che ogni tecnica venga lanciata dal centro energetico del basso ventre e non venga eseguita semplicemente a livello di mani o di braccia. Per “portare l’Hara”, tuttavia, è necessario un controllo molto attento sulla propria postura di massaggio, sul proprio livello di contrattura muscolare, sul respiro e sui propri pensieri. Purtroppo nelle scuole di massoterapia occidentale, attualmente, non c’è nessuna formazione in questo ambito. Nelle scuole orientali la formazione c’è, ma, in concreto, gli operatori, una volta attivi, tendono a non farne uso. In realtà non si arriva davvero a lavorare con il proprio centro energetico sino a quando questo tipo di azione non diviene un’abitudine quotidiana e un modo di compiere qualunque azione fisica.
  • Molti operatori lavorano con manualità spezzettate, e l'azione che ne scaturisce non è fluida. In questo modo si contrasta il libero fluire dell’energia (sia nel ricevente che nell’operatore stesso) che è uno degli obiettivi primari di qualunque tipo di massaggio e trattamento corporeo. L’esecuzione del massaggio diviene inelegante, disarmonica, mentre dovrebbe ricordare una danza.
  • Il contatto con il ricevente durante il massaggio viene spesso perduto, se non nella forma, certamente nella sostanza. “No touch” significa “no care”; la perdita di contatto implica per il ricevente un vissuto di abbandono assai sgradevole. È stato verificato sperimentalmente, che ogni volta che il contatto viene perso, il potenziale elettrico dei muscoli del ricevente aumenta e quindi va perduto il livello di rilassamento muscolare profondo che si era attivato. Purtroppo pochi operatori sembrano essere consapevoli del fatto che il contatto di cui si parla è un fatto assai più energetico che fisico. Ho assistito e ricevuto massaggi in cui il contatto (quello vero e profondo) non c’è mai stato nel corso di tutto il trattamento. Occorre riportare l’attenzione degli operatori sul fatto che il contatto (il touch che produce care) non è il meccanico sfioramento della pelle; si possono avere tutte e due le mani su una persona, e anche gli avambracci o qualunque altra parte del corpo, senza che ci sia, in realtà, alcun contatto. Il contatto, quello vero, è ascolto, dono, rispetto, riconoscimento dell’unità nell’alterità, e avviene attraverso il collegamento empatico dei chakra del cuore e della visione.
  • I passaggi di transizione grazie ai quali l'operatore si sposta da una parte all'altra del corpo del ricevente sono spesso ineleganti, casuali, incongrui rispetto alle manualità del massaggio. Il ricevente, benché inconsciamente, li percepisce come interruzioni.
  • Spesso manca la consapevolezza delle interazioni energetiche che si determinano durante il trattamento. Ai corsi spesso mi sento ripetere le stesse domande: “Come mai con certi riceventi inizio il massaggio con un determinato stato d’animo e finisco con uno completamente diverso?”. “Come mai, alla fine di certi massaggi, al ricevente sono passati i dolori e a me sono venuti?”. Evidentemente molti operatori sentono che durante il massaggio “accade qualcosa” di impalpabile, con effetti anche eclatanti, ma non comprendono cosa e quindi, di conseguenza, non sono in grado di gestire questo genere di interazione. L’inconsapevolezza energetica ha due volti reciproci: l’operatore non comprende la qualità e quantità della propria energia, e non comprende la qualità e quantità dell’energia del ricevente. In termini orientali, verrebbe da dire che ignorano se la loro energia e quella del cliente sia acqua, aria, fuoco, terra o spazio. Spesso non sono neppure consapevoli di quanta ne hanno e ne trasmettono. Meno che mai, riescono a cambiare tipo di energia in funzione di ciò di cui il cliente ha bisogno. Queste interazioni scorrette sono alla radice di numerosissimi trattamenti mal riusciti e deludenti. Un ricevente con energia “aria” leggera e in stato di agitazione, per essere calmato, ha bisogno di un massaggio impostato su energia “terra”, pesante e stabile, dove le manualità, i colori, la musica, i profumi, il tipo di olio, rimandino tutti coerentemente questo tipo di informazione. Un ricevente con un’energia “spazio” leggera e delicata, si sentirà oppresso e manipolato da un’energia “fuoco” potente o da un’energia “terra” greve. Naturalmente aria, acqua, fuoco, terra e spazio, sono archetipi psicosomatici ed energetici che è necessario conoscere e di cui occorre fare esperienza.
  • Spesso, durante il trattamento, gli operatori non soltanto non sono in centratura (che è uno stato di apertura della coscienza), ma non riescono neppure a rimanere in concentrazione (che è uno stato della mente). Spesso si perdono o nei loro pensieri o nell’esecuzione delle manualità, divenendo totalmente incapaci di ascolto, e ancor meno di dialogo psicosomatico con il ricevente. Ho assistito a trattamenti ridicoli e pericolosi dove l’operatore non si rendeva neppure conto che il ricevente era andato in forte tachicardia o manifestava evidente disagio per una tecnica. Vale anche l’inverso di ciò che ho scritto prima: “no care” significa “no touch”. Se non c’è cura, attenzione, ascolto, centratura sulla relazione con l’altro, non c’è autentico tocco.
  • Molti operatori hanno un tocco “piatto”, senza sfumature né variazioni, senza emozione, né capacità di "sentire", attraverso di esso, gli stati d'animo del ricevente. In questo modo il massaggio smette di essere un dialogo e diviene un monologo, dove uno “fa” e uno “subisce”. Fra l’altro è curioso e indicativo che molti operatori e riceventi utilizzino questo verbo per indicare il ruolo di colui che riceve il massaggio. Quando il massaggio è vero e profondo nessuno “fa” e nessuno “subisce”, ma c’è una relazione di scambio e di meditazione in due ruoli diversi.
  • Un velo pietoso, infine, va calato sull'uso approssimativo delle stimolazioni sonore, spesso di qualità scadente, utilizzate senza criterio e sovente completamente incongrue rispetto alle manualità e agli obiettivi del trattamento. Vi sono centri in cui la medesima stimolazione sonora viene utilizzata nella cabina di pedicure, nella sala da massaggio, in sala d’attesa, in reception e anche nei bagni. C’è chi utilizza la radio (con annessa pubblicità, radiogiornali, talk show, ecc.) come base musicale per i trattamenti di bodywork! Chi mette una sequenza ripetitiva di CD o di file mp3 sempre identica che dura varie ore, indipendentemente dai trattamenti che avvengono in cabina. Tutto ciò dimostra che non vi è alcuna consapevolezza circa le funzioni e l’utilizzo della musica e delle stimolazioni sonore, del loro impatto psicologico e di quanto esse contribuiscano a costruire l’ambiente in cui il trattamento o il massaggio hanno luogo. Le stimolazioni sonore e musicali fanno parte, in maniera privilegiata, del contesto ambientale e devono integrarsi perfettamente con le finalità generali e i dettagli specifici del trattamento, risultando congruenti alle manualità, alle luci, ai profumi e all'azione delle sostanze utilizzate durante il trattamento.

Su questo argomento l’inconsapevolezza degli operatori del benessere sembra toccare vette eccelse. Le musiche vengono scelte in base a criteri vaghi e generici: “è una musica che rilassa”, “mi piace”, “è un disco proprio della lunghezza giusta”, “ho preso l’impianto che tiene 4 CD, così lo faccio partire alla mattina e fino a mezzogiorno non ci penso più”. Queste alcune fra le più grottesche giustificazioni d’uso che mi è capitato di ascoltare, anche in centri che si presentano come di elevata caratura.
Neanche un vago tentativo di comprendere quali effetti ponga in essere la musica e con quali criteri possa essere effettuata una scelta. La psicologia della musica è una perfetta sconosciuta. Senza parlare dell’incapacità di utilizzare il potentissimo strumento del silenzio che, molto spesso, spaventa sia l’operatore che il cliente.
L’Integrazione bio-psico-energetica, a cui Touch & Care si ispira, è talmente attenta a questo aspetto, da aver creato una particolare modalità di bodywork denominata "Sound Touch ", dove la musica costituisce il principio ispiratore stesso del trattamento, guida il massaggio e contribuisce alla transizione emozionale del ricevente da uno stato d'animo di partenza ad uno di arrivo. Il trattamento diviene perciò la traduzione tattile dell'imput uditivo e vibratorio della musica.

Per approfondire...

Luigi Lacchini - "Dieci criteri per il bodywork psicoenergetico"
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