Le sei catene della schiavitù

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Le sei catene della schiavitù

Studio Lacchini - formazione culturale - percorsi evolutivi
Pubblicato da Luigi Lacchini in a me stesso... · 6 Dicembre 2017
Le sei catene della schiavitù
La ricetta del dolore
  
Vuoi rendere l'altro schiavo? Vuoi farne un succube? Vuoi che sia smarrito, senza direzione e venga a cercare una guida in te? Non sto parlando della schiavitù erotica, il gioco del reciproco abbandono in una bolla di rispetto. Sto parlando della schiavitù dell'anima, quella che distrugge l'essere umano, lo ridicolizza, lo uccide pur lasciandolo vivo.
Ci sono sei catene sicure per costruire la schiavitù dell'altro e di te stesso. Sei catene senza scampo per distruggere la speranza:

1.nega l'amore
2.distorci il rapporto col piacere
3.reprimi l'intimità
4.coltiva l'ignoranza e l'illusione
5.coltiva la miseria
6.coltiva la paura

Nega l'amore

È la prima catena, quella più importante. Nega l'amore! Negalo all'altro, specialmente quando è più indifeso, quand'è bimbo, perché così l'effetto sarà ancora maggiore. Più neghi l'amore, più l'altro si sentirà debole, perché crederà di essere indegno. Indegno di essere amato. Probabilmente si costruirà delle colpe fittizie e riterrà che l'amore che gli neghi sia la giusta punizione.
Nell'amore l'altro dà il meglio di sé, si sente in paradiso, non cerca nient'altro. Potrebbe non comperare più oggetti inutili; potrebbe non avere più bisogno di fare attività cretine. Nell'amore l'altro non sente più il bisogno di cercare una “guida”. Non entrerà nella tua setta, non si nutrirà di odio.
Perciò, se vuoi rendere schiavo qualcuno, innanzi tutto reprimi l'amore. Fa che non ci creda, spiegagli che è un'illusione, fagli credere che anche chi sembra amarlo, in realtà, lo sta sfruttando, ha secondi fini...

Distorci il rapporto col piacere

Il piacere è pericolosissimo per qualunque schiavitù. Perché chi è nel piacere profondo, chi ne fa esperienza, è felice, appagato, non cerca nulla, è propenso a vedere il mondo a colori, e può persino arrivare a credere che la vita sia bella...
Perciò capovolgi la realtà. Fagli credere che il piacere è la più truculenta delle schiavitù. Attraverso il piacere si radica nella terra e tu sradicalo, togli il sostegno, per indirizzarlo verso un cielo che non conosce e che naturalmente sarai tu a indicargli. Fagli provare ribrezzo per il piacere, fa che si vergogni di provarlo, che si senta in colpa. Riuscire a introiettare il senso di colpa per il piacere provato o desiderato è una delle catene più straordinarie che possono essere imposte a un essere umano, perché introdurrai in lui una scissione esistenziale lacerante. O sentirà il desiderio e se ne vergognerà, frantumando la propria unità, oppure negherà il suo sentire e diventerà un fantoccio.
Se però non riesci a inculcare il rifiuto del piacere, allora capovolgi la strategia. Rendilo un'ossessione! Fa che non pensi ad altro, fa che perda completamente e continuamente il controllo, che non riesca a vivere altre dimensioni, che ne sia abbrutito e ne faccia l'unica ragione di vita. Così sarà permanentemente nella frustrazione della ricerca del piacere.
In entrambi i casi, invece di essere naturale e liberatorio il piacere sarà diventato un pensiero fisso, da evitare o da ricercare ad ogni costo; invece di sbocciare, sarà artificiosamente represso o prodotto. E un secondo elemento di schiavitù sarà stato introdotto.

Reprimi l'intimità

L'intimità, la condivisione di gesti, affetti e parole dell'anima è qualcosa che rende caldo il cuore e crea complicità e percezione di essere “a casa”. Perciò, se vuoi rendere schiavo l'altro, nega l'intimità. Negala con te e impedisci che l'abbia con altri. Fallo soprattutto quando è ancora bimbo, così lo devasterai: si sentirà invisibile, solo, isolato, separato, lontano...
Così verrà a pietire di essere accolto nel gruppo, avrà bisogno di sentirsi nel gregge, baratterà la sua libertà per un tozzo di visibilità.
Reprimere l'intimità è il modo migliore per colpire con l'arma più dura che esiste: l'indifferenza. La ferita dell'indifferenza è la più profonda, anche più dell'odio.
Dividi, separa, crea conflitto e isolamento e il potere potrà espandersi liberamente.

Coltiva l'ignoranza e l'illusione

Uno dei peggiori nemici della schiavitù è la consapevolezza. La consapevolezza, in sé, non è sapere, ma tuttavia spesso si nutre anche di esso. La consapevolezza è riflessione meditativa sulla vita e le esperienze, ma anche capacità di ragionare, ricchezza di informazione, cultura profonda e sedimentata, capacità di vedere rapporti, di cogliere legami e relazioni.
Perciò, se vuoi mettere in catene un individuo o una società, coltiva l'ignoranza. Abbassa il livello della cultura, rendi la scuola una burletta, insegna che “sapere” non conta nulla, conta solo il “sentire”. Togli la musica e l'arte dalla formazione dei giovani, tanto sono solo passatempi, non producono niente. Distorci l'informazione, denigra la ragione, irridi la logica, disprezza la scienza. Oppure, al contrario, prendi quest'ultima e rendila assoluta, l'unico tribunale della verità. Anche lo scientismo è una meravigliosa ignoranza!
Il sapere non dischiude la verità, questo è certo: però può rendere manifesta la menzogna e l'incoerenza, tracciare i confini fra conoscenza e fede. Io sto nella fede, ma esigo di comprendere la differenza fra “so” e “credo”.
Perciò coltiva le mode e l'illusione che ne deriva. Spegni la ragione per creare il gregge e fai in modo che gli standard siano il desiderio, l'obiettivo implicito dei singoli e delle masse. Omologa più che puoi, indirizza verso obiettivi futili, facendoli apparire importanti, bolla come “illusione” tutte le spinte profonde dell'anima.
Ricorda: le aquile non volano in stormo.

Coltiva la miseria

La miseria è un altro meraviglioso strumento al servizio della schiavitù, perciò perseguila, spargila a piene mani.
Il bello della miseria è che rende l'essere umano facilmente ricattabile. Perciò coltivala. Qualunque tipo di miseria: economica, sociale, relazionale, affettiva, estetica.
Fa in modo che le persone abbiano poco denaro, rapporti banali, che scambino solo chiacchiere e mai parole, che si sentano isolati, che non abbiano attorno a sé né bellezza né natura, che alla loro anima non sia mai presentato nulla di alto e di nobile. Fai della povertà, da tutti i punti di vista, la cifra del loro esistere.
Verranno come questuanti alla tua porta, lo spettro della loro vita sarà la mancanza, il bisogno e tu potrai tenerli legati offrendogli i tuoi giocattoli senza valore, spacciati come cose importanti e decisive.

Coltiva la paura

Questa è la catena più importante, direttamente collegata alla prima. Esistono solamente due possibilità nell'esistenza: l'amore o la paura. O stai con l'una o stai con l'altra di queste due “fazioni”. Talvolta oscilli da una all'altra, ma ciò significa che, in realtà, non hai ancora scelto.
L'amore ti fa sentire che le tue possibilità sono infinite. L'amore ti apre, ti espande, ti rende imprendibile. La paura ti fa credere che non ci sia più niente da fare, ti paralizza, ti contrae. La paura ti fa stare male anche quando – nel qui ed ora – non ce ne sarebbe alcuna ragione, perché la paura si nutre spesso con la memoria del passato e col timore del futuro.
Coltiva la paura, qualunque tipo di paura, tanto fanno tutte parte della stessa demoniaca famiglia: la paura del diverso, del cambiamento, del futuro, dell'abbandono, dell'espressione, delle malattie...
L'antidoto alla paura non è l'incoscienza, ma la disponibilità ad accogliere, il rifiuto della chiusura a priori, il vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. L'amore è l'unico vero antidoto alla paura e dato che solo le creazioni dell'amore sono reali, stare nella paura significa vivere nell'irrealtà, scambiando per esseri reali i mostri del proprio inconscio.
Quando riesci a far montare la paura nell'altro, l'hai completamente in pugno. Sarà del tutto paralizzato, potrai vendergli tante cose rassicuranti, tanti modi sciocchi per far divergere la sua preoccupazione. “Panem et circenses”, il modo migliore per esorcizzare la paura.

Quando avrai coltivato e attivato queste sei catene, l'altro sarà perfettamente schiavo e, senza neppure saperlo, lo sarai anche tu.



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