Ma l'aromatologia è una cosa seria?
Materiali
La scienza si applica a tutto?
Spesso,
durante i miei corsi o le conferenze, mi sento fare questa domanda:
“l'aromatologia è una cosa seria?”, oppure “ha una base
scientifica?”.
La
domanda sottintende alcune convinzioni che non sono affatto ovvie,
anche se molte persone sembrano non accorgersene.
Innanzi
tutto c'è la convinzione e che esista “la” scienza, l'unico tipo
di conoscenza “vera” (ma non è quello che vogliono farci credere
tutti i massmedia?!), l'unica che dev'essere seguita se vogliamo
essere uomini e donne al passo coi tempi. Da qui il secondo passaggio
implicito: “la” conoscenza scientifica dev'essere applicata a
qualunque ambito del sapere, perché altrimenti quell'ambito non ha
alcun valore o, al più, è un gioco.
Purtroppo
le cose non sono così semplici. “La”
scienza non esiste; ne esistono molte e “funzionano” in modo
assai diverso fra loro. Fare logica o
matematica è totalmente diverso dal fare fisica, che è ancora
molto differente dal fare biologia o psicologia. Man
mano che ci si occupa di argomenti complessi,
con moltissime variabili, legati al mondo
umano, dove si entra nell'ambito
individuale, l'applicabilità rigida dei
metodi scientifici è sempre più difficile e porta spesso fuori
strada.
È
un argomento di cui ho già parlato, in maniera decisamente più
approfondita e non voglio fare qui un trattato di epistemologia.
Vediamo
allora se, nel caso dell'aromaterapia, l'approccio scientifico
funzioni o no.
L'aromatologia è empirica?
Molte
persone, specialmente in Italia, credono che l'aromatologia sia una
sciocchezza, totalmente empirica; una delle tante trovate “new
age”, analoga alle credenze sulla terra piatta...
Mi
duole distruggere questa beata convinzione che è frutto
esclusivamente di ignoranza. In altri paesi, non proprio “arretrati”,
come gli Stati Uniti e la Francia, o anche nel nord Europa, si fanno
studi scientifici sulle proprietà degli olii essenziali da più di
vent'anni e la quantità di materiale che è stato prodotto è
imponente. Vi sono migliaia di studi, esperimenti, trials
clinici, prodotti da blasonati centri di ricerca e pubblicati su
prestigiose riviste di farmacologia, psichiatria, geriatria,
pediatria, ecc. L'aromatologia è ormai da tempo entrata nei reparti
dove si assistono pazienti affetti da demenze (fa parte delle
cosiddette “cure non farmacologiche”), nelle nursery e in molti
altri contesti. Perciò la faccia è salva: l'aromatologia
non è argomento da maghi o fattucchiere. Questo fatto, però,
personalmente non mi tocca particolarmente, perché per numerose
ragioni, credo di poter dire che questo approccio scientifico (o
pseudo tale) è largamente fuori luogo e non coglie affatto gli
aspetti peculiari di questa disciplina. Vediamo perché.
I problemi di un approccio scientifico all'aromatologia
La
scienza è fondamentalmente analitica. Taglia e separa per poter
comprendere, ma purtroppo, vi sono situazioni in cui questo
procedimento perde completamente di vista la reale consistenza
dell'oggetto che sta studiando, che, invece, è un sistema
strutturato.
Ne
sappiamo qualcosa se guardiamo a cosa è accaduto alla medicina.
Ipercompetente nell'analizzare i problemi di un organo o di un
apparato, non riesce più a vedere l'insieme dell'essere umano. Cura
malattie, organi, non esseri umani.
L'approccio
con gli olii essenziali è stato simile. Ogni olio contiene molecole
chimiche ben precise e la scienza si è messa a indagare le proprietà
biochimiche di queste molecole, considerate separatamente. Purtroppo,
l'azione di una molecola specifica studiato in vitro, non ha nulla a
che fare con l'effetto di un olio essenziale (formato da una sinergia
di sostanze) su un essere umano reale. Gli esperimenti
scientifici hanno bisogno di bloccare le variabili che non sono
oggetto di studio per poter indagare quella sotto esame, ma questo
nel caso dell'azione degli o.e. sull'essere umano non si può fare.
Questo fa sì che negli esperimenti scientifici riguardanti gli olii
si riscontri una grande variabilità, che dipende in gran parte da
come sono stati costruiti male gli esperimenti. La lavanda in alcuni
esperimenti appare sedativa, in altri sembra non fare nulla.
Purtroppo in natura non esiste “la” lavanda. Da un anno
all'altro, da un clima all'altro, dalla situazione di una pianta ad
un'altra, i chemiotipi delle piante variano. Senza contare, che, in
vivo, il chimismo dell'olio incontra la variabile umana. Gli
aromi possono suscitare reazioni psichiche, evocare memorie,
suscitare emozioni. Tutte cose che in una prova tra molecole in
laboratorio non accadrà mai.
La
lavanda è sedativa? Provate a farla annusare a una persona che la
associa alla fattoria del nonno, che la picchiava e la umiliava in
tutti i modi... non appena l'aroma scatenerà la memoria olfattiva,
avrete una reazione di ansia e rifiuto. E molte delle nostre memorie
olfattive sono inconsce.
Perciò,
mi viene da dire che l'approccio scientifico agli olii esiste eccome,
ma non serve a molto nel loro utilizzo, a meno che non si parli
dell'uso orale (magari in capsule), dove la componente olfattiva
entra in gioco poco o niente e gli o.e. vengono usati come una
qualunque pillola o fitopreparato.
Perciò,
accanto all'approccio scientifico ci vogliono altri strumenti per
avvicinare l'aromatologia. Ma questa è un'altra storia e ne parlerò
in un prossimo post.