Āsana: psicologia e meditazione - Studio Lacchini - formazione culturale - percorsi evolutivi

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Āsana: psicologia e meditazione

Materiali
 
Nelle sessioni normali di Yoga Tantrico, quelle dedicate a persone che non seguono la Via ma desiderano esclusivamente effettuare una pratica, l’utilizzo degli āsana avviene secondo una logica che li considera esclusivamente da pochi punti di vista:
  • aspetto fisico: i muscoli che vengono posti in stretching, i distretti corporei o gli organi o i sistemi che traggono beneficio dall’āsana.
  • Aspetto energetico: i meridiani che vengono fluidificati o potenziati e gli eventuali cakra su cui l’āsana ha una ricaduta.
  • Aspetto simbolico: la “comunicazione” che la posizione invia al praticante e all’ambiente esterno.

Per questo genere di utilizzo e di prospettiva è sufficiente che l’āsana venga eseguito nelle modalità comuni che caratterizzano la maggior parte dei gruppi: durata temporale relativamente breve, molto al di sotto dei limiti di tenuta fisica, utilizzo di numerose posizioni nel corso di un’ora, bilanciamento con contro-posizioni.
Gli āsana eseguiti così sono un’ottima pratica di benessere, potenziano la muscolatura, contribuiscono alla scioltezza articolare, migliorano la propriocettività, rallentano la percezione temporale, ecc. apportando in generale numerosi benefici psicofisici.

 
Tuttavia, chi pratica lo Yoga come Via e non solo come tecnica per il benessere, può avvicinare gli āsana anche in un modo assai diverso, per renderli un potente strumento per la crescita psicologica e spirituale.
Qualcosa di simile avviene nella formazione dei monaci Shaolin: fra i vari esercizi e pratiche a cui si sottopongono, vi è quella che consiste nel mantenimento prolungato di una posizione (di solito impegnativa); una sorta di meditazione corporea che avviene focalizzando tutte le proprie risorse psicofisiche sul mantenimento della posizione. I monaci Shaolin utilizzano questa tecnica (zen chuan) per temprare lo spirito e qualcosa di simile può avvenire nell’utilizzo degli āsana in modo diverso dal solito.

 
Come si procede concretamente?

 
Si assume una posizione, iniziando con āsana leggere, ma tenendola molto più a lungo del solito. Nel fare questo si respira profondamente, si effettuano delle mudrā, concentrandosi sull’ascolto del corpo e del respiro, sui flussi di energia. La posizione, tenuta a lungo, solitamente mette alla prova qualche distretto muscolare o qualche articolazione. Si ascolta l’eventuale fastidio o dolore estraniandosi da esso, guardandolo dal di fuori, alimentando in questo modo la propria capacità di prendere distacco da eventi e situazioni mantenendo il proprio centro.
Progressivamente ci si sposta su āsana più impegnative, dove l’aumento della durata determina problemi di resistenza fisica e mette quindi in gioco la capacità psicologica di andare oltre i propri limiti e la capacità energetica di supportare o addirittura sostituire lo sforzo fisico.
Continuando in questa pratica, letteralmente si tempra la propria psiche, si aumentano sensibilmente le proprie risorse energetiche, ci si allena a restare focalizzati a lungo anche in una situazione di difficoltà e di fatica. Una sorta di meditazione effettuata attraverso il corpo. La concentrazione sulla posizione e sull’energia necessaria a mantenerla spegne la mente, la porta nel vuoto e nel silenzio. Si giunge praticamente ad un’esperienza massimale, tipica del contesto yogico tantrico e questa esperienza assorbe totalmente il praticante nella propria interiorità.
La tempistica di ogni āsana dipende ovviamente dalla sua difficoltà e faticosità intrinseca e dal livello di allenamento del praticante, per cui non può essere indicata in generale. Vale il principio secondo cui l’āsana va tenuta oltre il tempo “normale” e, dopo un po’ di pratica, oltre l’apparente limite di resistenza fisica. Si scopre così che il limite – qualunque cosa si intenda con questo termine – lo pone la mente, che è in grado di portare il corpo oltre i confini che solitamente gli attribuiamo o bloccarlo molto prima delle sue reali possibilità. Tutto questo, ovviamente è un insegnamento esperienziale che si trasporta integralmente nella vita quotidiana e ci rende psicologicamente più forti e stabili.
L’importante è di non cercare di “battere record” improbabili. Non importa se oggi riesco a tenere la posizione meno a lungo di ieri, perché ciò che conta è il qui e ora, la sfida che porto a me stesso adesso. Ogni volta le condizioni potrebbero essere diverse. Conta solo l’ascolto.

 
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