Lo sguardo
Materiali
Lo
sguardo, dall’alto della rupe da cui scruta l’orizzonte, vede il
mare, il porto e le barche.
Le
barche entrano in porto una dopo l’altra. Provengono da mille
rotte. Alcune arrivano da piacevoli crociere, altre da tempeste
terribili. Alcune sono belle ed eleganti, altre cadono a pezzi.
Il
porto le accoglie tutte. A nessuna chiede: “da dove vieni”, o
“perché giungi qui”?
Il
porto non giudica: si apre e lascia entrare.
Il
porto ama tutte le barche e tutte le coccola e protegge.
Il
porto non aggiusta le barche rotte. Non lo sa fare. Può solo fornire
il luogo “in cui” ogni equipaggio aggiusta la sua barca.
Ogni
barca può riparare se stessa e poi riprendere il mare.
Per
quanto una barca ami il porto che l’ha accolta quando vagava
sfinita dopo la tempesta, non potrà rimanervi per sempre, perché le
barche nascono per navigare, non per rimanere in porto.
Per
quanto il porto ami una barca, quando essa parte, non la potrà
seguire, perché il dharma del porto è farsi trovare sempre nello
stesso luogo, perché tutte le barche vi si possano rifugiare.
Quando
una barca è pronta per salpare, un’altra, stanca, sta entrando
nella rada.
Ecco,
gli ormeggi ormai sono sciolti, le vele issate.
Che
il vento ti sia propizio!
Che
il viaggio sia lungo e felice!
Che
tu possa trovare nuovi porti che sappiano amarti come il porto che
lasci!
Non
guardarti indietro. La tua scia si richiude solo un metro
dietro di te.
Lo
sguardo vede la barca che esce dal porto.
Lo
sguardo vede l’andare e il venire.
Lo
sguardo, dall’alto della rupe, vede che il porto e le barche sono
tanto piccoli. Solo il mare è davvero immenso.
Lo
sguardo, qui e ora, vede che il mare va oltre lo sguardo.
Lo
sguardo, qui e ora, vede che, senza il mare, né le barche né i
porti hanno alcun senso.
Qualche
volta sono una barca.
Qualche
volta sono un porto.
Qualche
volta sono lo sguardo.
Qualche
volta, molto raramente, sono il mare.