La natura della mente nella psicologia yogica
Materiali
Cercherò
di mettere a fuoco i seguenti problemi:
- La mente è un flusso o una sequenza di punti? In sostanza ha un funzionamento continuo o discreto?
- Che rapporto ha la mente con il tempo?
- Si può “localizzare” la mente?
- Qual è la natura delle “forme pensiero”?
- Quanto è vulnerabile la mente?
La mente: flusso continuo o successione discreta?
Con
il termine “mente”, in ambito yogico, non intendiamo solamente la
dimensione intellettivo-razionale, ma le facoltà psichiche nel
loro complesso, cioè l’insieme delle capacità di decodifica
sensoriale, l’intelletto razionale e l’emotività.
Nella
concezione yogica, la mente ha natura
puntiforme. E’ una successione rapida di
singole unità (pensieri, sentimenti, sensazioni), non un flusso
continuo. Come verificarlo? Innanzi tutto si può osservare come
avviene la dinamica delle sensazioni. Quando guardiamo un oggetto, se
osserviamo attentamente il processo che si mette in atto, noteremo
che la mente effettua una “ricognizione analitica”, scomponendo
la percezione in tante piccole parti, che poi vengono riunificate, La
mente cerca di ricostituire l’unità complessa dell’oggetto
componendo punti di osservazione e di attenzione differenti.
In
sostanza la mente si comporta come uno spot luminoso proiettato di
notte su una superficie ampia e complessa. E’ in grado soltanto di
illuminare soltanto piccoli dettagli, la cui “somma”,
adeguatamente ricostruita, darà la percezione dell’insieme.
Se
ci si siede in meditazione tranquilla, osservando i processi della
mente “dal di fuori” (dal punto di vista della consapevolezza),
dopo un breve allenamento si potrà notare la natura puntiforme dei
pensieri, che si comportano come i fotogrammi di un film, costituendo
una successione discreta e non continua (in senso matematico).
Questa
scoperta è molto importante, perché ci dice che, fra
un pensiero e l’altro, esiste un intervallo,
se pure minuscolo, un tempuscolo vuoto, dove
è possibile incontrare la dimensione della non-mente.
Con grande costanza meditativa, tale intervallo può essere
progressivamente dilatato portando un po’ per volta alla scoperta
di una nuova dimensione interiore, in cui l’incessante gioco
mentale si trasforma in una successione di “silenzi” ogni tanto
interrotti da un pensiero.
Poiché la
mente non è altro che una rapida
successione di flash puntiformi, può
dare la sensazione di essere un “flusso” soltanto
mediante un continuo dinamismo, proprio come
una pellicola cinematografica può dare il senso della continuità
solamente se gira ad una certa velocità. Perciò la mente “deve”
essere in continuo movimento. In un certo senso, si può dire che la
mente “è” il suo stesso movimento. Per questo, la mente non può
essere fermata. La mente ferma è una mente venuta meno; finché c’è,
non può che muoversi. Perciò l’obiettivo di fermare la mente e le
tecniche relative sono semplicemente un’assurdità. Riprendendo
l’esempio del film, si può dire che non è possibile una
proiezione cinematografica con la pellicola ferma: se si vede il film
la pellicola è per forza in movimento. Al massimo si può uscire dal
cinema...
Mente, non-mente e tempo
Anche
nel caso della mente, si può “uscire”. La mente può essere
trascesa, non fermata. In sostanza esiste una dimensione di quiete
“oltre” la mente (la dimensione della consapevolezza profonda,
che alcuni mistici chiamano della non-mente), ma non esiste una mente
ferma.
Poiché
la mente è essenzialmente una successione di stati puntiformi, la
dimensione del tempo le è connaturata e essenziale. In un certo
senso la mente, creando la successione,
crea il tempo.
Se
si trascende la mente (e finché la si trascende), il tempo trova una
sospensione. In effetti, la dimensione temporale interessa la materia
(ossia mente e corpo), non la coscienza profonda (la non-mente). Fra
l’altro, proprio perché la mente è materiale-temporale, come ogni
cosa materiale è affetta da dualità. Ogni pensiero formulato pone
in essere il suo opposto, e le nostre interazioni emozionali e
logiche determinano sempre dei dualismi (piacere/dispiacere,
amore/odio, bellezza/bruttezza, ecc.).
Localizzazione della mente e forme-pensiero
Benché
la convinzione comune tenda a localizzare la mente e le sue funzioni
nell’encefalo, la psicologia vedica e la stessa scienza
contemporanea, specialmente gli studi di Psico Neuro Endocrino
Immunologia, sono concordi nel ritenere che la mente si trova là
dove si rivolge l’attenzione. La presumibile natura vibratoria
dell’energia mentale e la sua struttura “a rete”, fa sì che la
mente possa trovarsi in più punti dello spazio contemporaneamente.
Perciò, la varie funzioni della mente possono essere immaginate
presenti in tutta la dimensione corporea e “proiettabili”
nell’ambiente esterno mediante “forme-pensiero”,
“forme-sensazione”, e “forme-emozione”, ecc. Quindi è
perfettamente sensato parlare di memoria cellulare, intelligenza
cellulare, emozione cellulare, ecc. In sostanza la mente ha la
medesima natura dello spazio e, per questo, è onnipervadente. Più
la mente diviene evoluta più il suo spazio si amplia. Beatitudine e
dolore (durante l’incarnazione) altro non sono che la dilatazione e
la contrazione dello spazio mentale.
Le
forme-pensiero (e intendo anche quelle sensoriali ed emozionali, non
solo quelle concettuali) sono manifestazioni di energia psichica che
vengono continuamente emesse ed assorbite dalla nostra mente. In
sostanza siamo costantemente immersi in una “psicosfera”, a cui
noi stessi contribuiamo, in grado di elevare o deprimere potentemente
la nostra mente e le sue funzioni. In un certo senso la mente permea
tutto lo spazio con i suoi contenuti. Per la psicologia vedica ogni
oggetto fisico, essendo
stato prima un “progetto” non è nient’altro che energia
psichica materializzata. Naturalmente le
forme-pensiero appartengono al medesimo livello mentale che le crea.
Forme-pensiero
provenienti dall’inconscio portano con sé l’energia
dell’inconscio, mentre forme-pensiero nate dalla mente conscia
conducono con sé l’energia di quest’ultima. L’energia di
questi livelli mentali è molto differente. L’energia della mente
conscia è superficiale e debole e, di conseguenza, le sue
forma-pensiero poco efficaci, in grado di influenzare soltanto menti
deboli. L’energia dell’inconscio o del superconscio è invece
potentissima, in grado di determinare cambiamenti profondi nel nostro
corpo e nell’ambiente. Sono proprio i mutamenti radicali di queste
forme-pensiero potenti che possono provocare guarigioni spirituali o
balzi in avanti nella propria evoluzione spirituale.
La vulnerabilità della mente
La
natura della mente, essenzialmente aperta allo scambio di energia (la
capacità di emettere e di ricevere) la rende vulnerabile e delicata.
Ogni cosa, ogni relazione, ogni energia la influenza. Quando viene
ferita – il che accade spesso, specialmente nei bimbi – crea
attorno a sé delle barriere e diminuisce la sua sensibilità.
Per
questa ragione la psicologia ayurvedica suggerisce la necessità di
una “igiene mentale” esattamente speculare a quella corporea.
Occorre prestare molta attenzione alla qualità e quantità di ciò
che si fa “mangiare” alla mente, è necessario tenerla in
esercizio senza eccedere, curare il necessario riposo, purificarla,
fare in modo che sia in grado di espellere le scorie e tutto ciò che
è vecchio e ha cessato la sua funzione.
E’
ovvio che, quando l’individuo raggiunge elevati livelli di
evoluzione spirituale, anche la sua mente diviene talmente forte da
essere difficilmente attaccabile, ma occorre ricordare che la maggior
parte degli individui si muove in stadi evolutivi molto più bassi.
La mente dell’illuminato è nutrita dal silenzio della non-mente
che è dimora dello spirito. Perciò, quando un simile individuo
utilizza la mente lo fa con una forza e una totalità sconosciute ai
più. La mente dell’individuo comune, invece è quotidianamente
preda di convulsioni determinate dall’ambiente esterno e interno e
va tutelata come un tesoro prezioso e delicato.
La mente e i cinque elementi
Benché,
come s’è già detto, la mente presenti prevalentemente la natura
dello spazio, in essa e nelle sue funzioni si trovano anche gli altri
cinque elementi. Tutto ciò, da una parte, ribadisce la natura
materiale della mente secondo la psicologia vedica e, dall’altra,
consente di vedere, per l’ennesima volta, la valenza puramente
simbolica della teoria dei cinque elementi.
La
mente, in tutte le sue componenti (coscienza, intelligenza, emozione)
è innanzi tutto un “dilatarsi”, accogliendo l’ambiente e le
sue esperienze. Più la mente è chiusa e ristretta più nega se
stessa e si contraddice.
Tuttavia,
oltre ad essere spazio, la mente è anche
velocità, movimento continuo. Essa è sempre
impegnata a raccogliere dati (sensoriali e concettuali),
confrontarli, esprimere giudizi, predisporre strategie e reazioni
emotive. Dunque la sua natura può essere assimilata
all’elemento aria.
In
quanto intelletto e intelligenza la mente possiede inoltre
la capacità di illuminare la realtà,
di renderla comprensibile. In quanto sede delle emozioni la mente ha
anche il potere di generare passioni calde e intense. Luce e calore,
com’è chiaro, assimilano la mente a fuoco.
La
mente, in quanto anche sede dell’emozione, apre
alla condivisione, all’empatia e al sentimento.
La natura dolce, vitale di accoglienza e condivisione, che
caratterizza queste dimensioni, è quella simbolicamente espressa
dall’acqua.
Infine
la mente è anche memoria,
spesso cristallizzata e pietrificata. Talvolta diviene attaccamento,
blocco, peso insopportabile. Caratteristiche queste
dell’elemento terra.