Yoga Therapy?
Materiali
Cosa significa fare “terapia yogica”?
Chi è lo “yoga therapist”?
Queste domande rischiano di suscitare
nei “non addetti” alcune risposte automatiche e reazioni
indignate.
Il terapista yogico, nel pensiero dei
più, è uno strano personaggio che pretende di utilizzare le
posizioni dello yoga (notoriamente “roba da ginnasti e ballerine”)
per curare problematiche fisiche, una sorta di fisioterapista
all'orientale. Naturalmente qui insorgono medici e fisioterapisti
doc, ricordando che “terapie” e procedure riabilitative,
posturali, ecc., come assevera la legge, sono soltanto di loro
competenza.
Niente paura. Le cose non stanno
affatto così; nessuna usurpazione di orticelli!
Iniziamo col sottolineare che il
termine “terapia” (dal greco “therapéin”) significa
“curare”, nel senso di “prendersi cura” di un essere nella
sua interezza, ricondurlo al proprio equilibrio, riaccompagnarlo alla
propria centratura.
Oggi in Italia il termine “terapia” è stato
sequestrato dalla classe medica, al punto che già soltanto l'uso è
diventato pericoloso, passibile di denuncia.
A parte la sconcertante assurdità di sequestrare
l'uso di una parola, si può convenire che la medicina ha preteso
l'uso esclusivo del termine, perché molti cialtroni non medici ne
hanno abusato (mentre altri cialtroni ne abusano in campo medico).
Tuttavia è arrivato il momento di dire chiaro e
forte, che nella sua accezione più profonda, “terapia” non
significa affatto effettuare qualche pratica che guarisca o lenisca
un problema fisico specifico. La “malattia” per eccellenza
dell'essere umano è il “mal di vivere” e la cura per questo
morbo, se esiste, è largamente al di là della portata della
medicina convenzionale.
La “terapia” per il male di vivere consiste
unicamente in un processo di accompagnamento evolutivo, una sorta di
pedagogia a tutto campo che prenda in considerazione ogni componente
dell'essere umano: corpo, psiche, spirito, l'energia che li unisce e
l'informazione che li configura. Tutto questo non riguarda
analiticamente né la medicina, né la fisioterapia, né la
psicologia, né la filosofia, tutte pesantemente settoriali.
L'unico contesto che può davvero essere denominato
“terapia” in senso pieno è quello sapienziale-esperienziale; il
resto sono “protesi”, interventi parziali su problematiche
parziali, senza dubbio importanti, ma incapaci di dare risposte alla
domanda esistenziale dell'essere umano. Se esiste una possibilità di
accompagnare l'essere umano in questo processo evolutivo, se
escludiamo le fedi religiose, ciò può avvenire soltanto all'interno
di quelle che in oriente si chiamano “Vie”, progetti vitali
integrali, ma con un approccio prevalentemente esperienziale.
Qui entra in gioco lo yoga, che è appunto una Via,
ossia un percorso esistenziale per entrare nel profondo di sé
stessi, per cercare di portare a sintesi e a unità le nostre
scissioni, per lasciare andare il nostro ego ipertrofico, per
raggiungere un rapporto più sereno ed equilibrato con gli altri e la
natura. In tutto questo la parte fisica dello yoga – le posizioni,
i movimenti, le pratiche – gioca un ruolo quasi secondario.
Sono consapevole che oggi, in occidente, ci siamo
creati figure professionali specifiche deputate ad accompagnare
percorsi evolutivi esistenziali: ci sono gli psicologi, i
pedagogisti, gli esperti di scienze della formazione, i counselor, i
life coach e chissà quali altre figure ed etichette, ciascuna
impegnata a difendere il proprio orticello. Spesso personaggi che
l'equilibrio interiore e la consapevolezza esistenziale, per sé, non
l'hanno neppure sfiorata e che quindi si prefiggono di accompagnare
altre persone in un luogo che non conoscono e in cui non sono mai
stati.
Questa è la ragione per cui uno “yoga therapist”
non è un ginnasta o un preparatore atletico o una psicologo
orientale, ma qualcuno che ha semplicemente già percorso la Via. In
linea con ciò che l'umanità sa perfettamente da sempre, lo yoga
ritiene che se vuoi crescere, evolvere, integrarti, ci sono solo due
maestri: il primo è la vita e il secondo qualche anima grande che ti
aiuti a leggerla e a reggerla. Solo un grande essere umano, sereno,
equilibrato, integrato, riflessivo, gioioso, quieto, compassionevole,
può accompagnare qualcuno al centro di sé stesso. Solo un vero yogi
ti accompagna, qualcuno che la Via l'ha davvero percorsa, non uno che
ne parla o l'ha letta su un libro. In realtà uno yoga therapist è
solo quello che tradizionalmente chiameremmo “maestro”.
Alla luce di tutto questo, fare “yoga therapy”
significa un insieme di cose:
- ascoltare e riequilibrare la propria corporeità
- imparare a percepire gli aspetti più sottili della “materialità” (che in realtà è energia)
- cogliere il legame tra le dimensioni fisica, psichica ed energetica
- lavorare sulle modalità di approccio della vita quotidiana e assumere punti di vista nuovi
- riflettere sul sistema di valori che guida l'esistenza.
Proprio in rapporto al primo punto, occorre
sottolineare che l'aspetto più fisico dello yoga consiste
nell'accompagnare la persona ad ascoltare il proprio corpo, a
sentirne le sfumature, a percepire le energie più sottili che si
muovono, non a creare esseri prodigiosamente elastici o
energeticamente potentissimi. Nessun contorsionismo, ma la
consapevolezza, da parte del terapista, delle problematiche
muscolari, articolari, posturali ed energetiche della persona che gli
si affida e conseguentemente il fatto di partire dalle sue reali
possibilità, senza nessun obiettivo di performance. La disciplina si
adatta totalmente all'essere umano, non viceversa.